Sopravviviamo in una società della positività che nel tentativo di sbarazzarsi di tutto ciò che è negativo elimina l’insegnamento del dolore, una collettività che si sta atomizzando a causa della scomparsa dei riti. In due saggi importanti il filosofo tedesco di origini coreane Byung-Chul Han, con una prosa che colpisce per il nitore, affonda la lama del suo pensiero nella carne del contemporaneo. Un brandello alla volta si svela così la messinscena del nostro presente, mentre dalle pagine di La società senza dolore (Einaudi Stile libero) e La scomparsa dei riti (nottetempo) emerge uno specchio nel quale studiare se stessi con più onestà. E sembra quasi ironico che uno stile così instagrammabile venga usato per una critica esaustiva dell’impatto dei social media sull’esistenza.